Il mondo delicato e sereno di Tatsuro Kiuchi
La cultura visiva del Giappone è molto più complessa di quanto gli anime e i vari cartoni ci facciano credere. E ha sempre guardato ad una certa idea di Europa, rivisitandola con spirito Zen. Ovvero togliendo il superfluo, silenziando il rumore e praticando il Vuoto.
Nei meravigliosi lavori di Tatsuro Kiuchi, l’approccio giapponese all’arte si mescola con profumi e ricordi di un certo europeismo da età dell’Oro (più immaginata che reale), situato da qualche parte tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del Novecento.
Tatsuro Kiuchi nasce a Tokyo, si laurea in Biologia e poi si trasferisce in California dove studia Arte. Inizia pubblicando libri per bambini: il suo primo libro illustrato “The Lotus Seed“ vende più di 250.000 copie in tutto il mondo e così si accorgono di lui i grandi periodici (The New Yorker, Washington Post, NY Times, Bloomberg Businessweek, Dwell, The Guardian, riviste di business); da quel momento lavora per l’editoria, pubblicando libri illustrati, graphic novel o disegnando copertine, per l’editoria periodica, per l’advertising e il corporate (American Airlines, Japan Airlines, The Royal Mail, Starbucks, United Airlines), diventando uno dei più importanti illustratori contemporanei. Negli anni il suo stile delicato e vagamente impressionista, si è adattato benissimo alla realizzazione di illustrazioni concettuali, anche se il suo punto forte sono quei lavori lirici dove sospende il tempo e regala visioni di serenità, spesso immerse in paesaggi verdissimi e rigogliosi.
Questo il suo sito, pieno zeppo di bellissime illustrazioni; il suo blog; uno shop dove comprare stampe dei suoi lavori; un’intervista in cui racconta il suo metodo di lavoro;
Mi ha sempre interessato il metodo di lavoro di Kiuchi: lavora prevalentemente in digitale, con una tavolozza limitata e, come gli capita di affermare, usa molto lo strumento Gomma. Cioè, prima dipinge e poi toglie e gratta via colori e forme. Un procedimento che sarebbe molto difficile da utilizzare con la pittura vera e che trova una sua ragion d’essere nell’uso del digitale, ma soprattutto riporta alla ricerca dell’Essenzialità e dell’equilibrio tra Vuoto e Pieno tipica della cultura Zen. Ovvero che quando si raggiunge il pieno, dobbiamo incominciare a togliere e svuotare per ritrovare l’Essenza dell’opera;
Ecco, al proposito, una storia Zen:
Nan-in, un Maestro giapponese dell’era Meiji (1868-1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen.
Nan-in servì il te. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare. Il professore guardò traboccare il te, poi non riuscì più a contenersi e disse: “E’ ricolma. Non ce n’entra più!”.
“Anche tu come questa tazza sei pieno. – rispose allora Nan-in – Se prima non ti svuoti come posso io insegnarti qualcosa ?”.
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