L’illustrazione per l’infanzia: un bellissimo imbuto (riflessioni sulla BCBF 2014)


Ogni volta che torno dalla Bologna Children BookFair, mi metto a riflettere sul mondo dell’illustrazione per l’infanzia. È inevitabile farlo, vista la quantità di libri illustrati in fiera, l’importanza data all’illustrazione all’interno dei padiglioni e del programma e, infine, impossibile non farlo osservando le centinaia di illustratori giovani e meno giovani che affollano gli stand, spesso con la remota speranza di ricevere anche solo un bravo, un si può fare, un incoraggiamento a continuare. Per fortuna, sembra che il fenomeno degli illustratori in fila a mostrare il portfolio sia in diminuzione, ma il livello di frustrazione e rabbia nei confronti di questo settore è ancora molto alto.

Allora penso sempre ad un imbuto: penso ad un imbuto bellissimo e prezioso (esistono!), in cui tutti vogliono entrare, ma solo in pochi ci riescono e passano (in libreria), mentre la maggior parte tracima sullo slancio e cade giù, deluso e frustrato.

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LA BELLEZZA DELL’EDITORIA PER L’INFANZIA
Per un illustratore, lavorare nelll’editoria per l’infanzia e ragazzi (dagli 0 ai 13 anni per intendersi) è davvero molto bello. Si ha a che fare con la materia duttile e imprevedibile di cui sono fatte le menti dei bambini, non ancora troppo condizionate dalle regole e dagli errori della società, e si possono inventare per loro mondi assurdi, visionari, onirici, scene di sogno o di indicibile tenerezza o di assoluta bellezza. Si può evocare, giocare, accennare, senza spiegare né descrivere.

Javier Zabala

Javier Zabala

In più l’editoria di questo settore ha negli ultimi anni sviluppato un gusto ed una ricercatezza per gli albi illustrati che li ha trasformati in veri e propri libri d’artista, adatti ad un pubblico sempre più vasto e man mano sempre più adulto. L’illustratore può sperimentare dal punto di vista tecnico e narrativo, e può creare un’opera (completa) che lo possa elevare da status di artigiano a quello di artista e di autore (per quanto qualcuno, come il grandissimo Roberto Innocenti, preferisca considerarsi artigiano).

In realtà, anche in altri settori dell’illustrazione si ha libertà di raggiungere questa condizione più elevata: se non in pubblicità, almeno nell’illustrazione per i periodici, nelle copertine e nei poster, nei booklet dei CD musicali e in tanti altri campi. Eppure molti giovani credono che questo sia il solo settore dove l’illustratore possa finalmente esprimere se stesso.

BREVE ANALISI DEL MERCATO
Dando un’occhiata a come è composto il mercato in questo particolare settore dell’editoria, si può capire quanto un illustratore debba e possa investire in fatto di tempo, energie e denaro.
Il settore dell’editoria per l’infanzia copre circa il 15% del mercato totale dell’editoria ed è l’unico settore in crescita. Produce un fatturato annuo di circa 200 milioni di euro. I titoli di fiction sono l’80% della produzione, superando di gran lunga i libri di non-fiction (saggistica, manuali, divulgazione, ecc.).
Ci sono 195 marchi editoriali che producono circa 2000-2300 titoli all’anno in media.

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All’interno della produzione per l’infanzia si possono distinguere più tipologie di libri:
la narrativa, di gran lunga il settore più prodotto che copre il 45% del totale;
i libri illustrati che, in crescita, coprono il 30%;
i libri-gioco che coprono il 13%;
le fiabe che coprono ormai solo il 5%.

L’illustrazione è usata in ognuna di queste tipologie, ma il prodotto in cui è usata meglio e di più e che per questo è più ambito dagli illustratori è il LIBRO ILLUSTRATO!
In questi libri c’è effettivamente la possibilità di esprimere davvero il proprio talento, la propria voce espressiva, creare delle vere e proprie opere d’arte.
Benissimo.
Il reparto del libro illustrato fattura circa 60 mln di euro in un anno (il gruppo pubblicitario Armando Testa, tanto per dire, qualche anno fa, prima della crisi, fatturava 50 mln).
In media si producono 600-700 titoli all’anno, di cui la metà sono di autori italiani e la metà sono di autori stranieri o edizioni italiane di libri editi all’estero oppure coedizioni.

La Pimpa

La Pimpa

Quello che ancora manca per avere un quadro completo della situazione è sapere che in Italia il 90% dell’editoria produce solo l’1% del fatturato, ovvero a dire che la maggior parte degli editori sono piccoli, piccolissimi, alle volte nemmeno hanno una targa sulla porta. E non pubblicano.
Anche il settore dell’infanzia non fa eccezione ed è dominato da due grandi gruppi che si contendono il 50% per cento del fatturato e da altri 3-4 editori che si dividono il grosso del resto.
Sono:
Piemme – Gruppo Mondadori, cioè quelli del Geronimo Stilton da milioni di copie;
il gruppo Giunti, cioè quello che pubblica i libri di Peppa Pig;
Il Castoro, cioè quello che pubblica i libri della serie “Diario di una schiappa”;
Salani, cioè quello che pubblica i libri della saga di Harry Potter;
Franco Cosimo Panini, cioè quello che pubblica i libri della Pimpa e di Giulio Coniglio, leader nella fascia prescolare.
E tutti gli altri?
Quelli che fanno quei bei libri illustrati che piacciono tanto agli illustratori?

Simone Rea - Le favole di Esopo (Topipittori)

Simone Rea – Le favole di Esopo (Topipittori)

Credo, approssimativamente che si dividano il 20% del mercato (se va bene).

Adesso si capisce bene l’imbuto? Si capisce dove sta la strettoia tremenda tra le aspettative e i desideri degli illustratori e la realtà dei fatti?

RIFLESSIONI
Secondo la stima dell’ultimo Annuario Andersen, gli illustratori in Italia che lavorano abitualmente a libri per ragazzi sono 305. Non si sa quanti siano italiani o stranieri, non si sa se guadagnino abbastanza da questa attività.
Gli illustratori professionisti in Italia dovrebbero essere poco più di 1000, almeno quelli che lavorano nei settori più in vista (editoria e comunicazione-advertising). Facile pensare che tra i professionisti italiani il 10% lavori soprattutto per l’infanzia.
Non è affatto male.
Se non fosse che ogni anno le varie scuole di illustrazione sfornano altrettanti illustratori diplomati, che sommati a tutti gli aspiranti, i part-time e i dilettanti allo sbaraglio fa aumentare la quantità di quelli che si vogliono dividere il mercato, creando grandissima pressione.
E in più, a ben vedere, i 1000 professionisti di cui sopra, spesso svolgono anche un secondo lavoro (o un primo che non sia l’illustratore!): fanno grafica, hanno un contratto con un solo cliente, insegnano, insomma fanno anche altro.
Quindi i professionisti veri e propri dell’illustrazione, purtroppo, ahimé, non sono tantissimi. Eppure in Italia, tra una buona fetta di illustratori e di aspiranti tali, si è creato l’abbaglio che fare illustrazione significhi soprattutto fare libri illustrati.

Wolf Erlbruch

Wolf Erlbruch

Davide Calì, autore prolifico e di successo, aveva parlato coraggiosamente di prezzi e retribuzioni sul blog RobaDaDisegnatori un paio di anni fa e anche Anna Castagnoli nel suo LeFigureDeiLibri, (un riferimento per l’illustrazione di questo settore) parla di prezzi e compensi (dovete spulciare nei commenti di questo articolo).
Il quadro che ne viene fuori è che un buon illustratore per campare di soli libri illustrati dovrebbe farne almeno 10-15, di quelli pagati bene, cioè almeno 1 al mese! E visti i numeri e i dati di produzione e di mercato di cui sopra, non sembra una via percorribile dai più.
Quindi?!!

CONSIGLI PER GIOVANI ILLUSTRATORI (O EMERGENTI ANCHE ANZIANOTTI*)
Mi ci arrabbio alle volte a vedere quanto tempo si perde dietro a queste aspettative (io ci ho perso una vita a guardare quanto erano bravi gli altri)…

Il portfolio è il mostro che ci ossessiona!

Il portfolio è il mostro che ci ossessiona!

Continuo a vedere file di ragazzi con le loro belle cartellette sperare in un “bravo” pronunciato da editor e art director stanchi, seduti sulle pieghevoli della Fiera di Bologna con delle pesche agli occhi grandi così.
Continuo a vedere scene di ordinaria frustrazione, sempre a Bologna, come quella paradigmatica dei giovani punkettoni che lo scorso anno, quasi in lacrime, esasperati per i rifiuti ai loro lavori, estenuati dai “no” e dalle lunghe file, presero microfono e parola dinanzi all’esterrefatto Ivo Milazzo durante la presentazione dell’Annual Illustratori, sfogandosi contro il mondo spietato di questa editoria della quale loro, disperatamente, volevano far parte (non ci sono più i punk di un tempo…).
Continuo a sentire illustratori giovani dire che fare l’illustratore non è un lavoro, perché li hanno raccontato che a fare i libri per bambini non si campa, senza però averli detto che fare illustrazione significa molte altre cose. E continuo a vedere queste stesse illustratrici (già, perché per la maggior parte sono ragazze) spendere tempo e denaro in corsi per diventare illustratrici per bambini.
Non sono affatto contro i workshop, anzi, ne ho fatti e ne farò sempre, ma possibile che ogni volta che ne organizzi uno orientato sull’infanzia, fai il pienone?!

Mi chiedo: tutti loro l’avranno capito che quella cosa bellissima a cui ambiscono è fatta a forma di imbuto? Anche parecchio stretto?
Avranno capito che nonostante abbiano più probabilità di uno spermatozoo di fecondare un ovulo, questo non basterà se vorranno usare l’editoria per ragazzi come principale porta d’ingresso al mondo dell’illustrazione?
Lavorare in questo settore è molto appagante e può restituire molto in fatto di notorietà, ma pretende anche molto, spesso più di quanto restituisce: per un illustratore dell’infanzia famoso ce ne sono 10 che rimarranno in ombra, malpagati, e altri 100 che scalpiteranno dietro di loro, pronti a tutto pur di pubblicare. Ma spesso pubblicare per un piccolo piccolissimo editore è come non aver pubblicato, anzi alle volte è peggio che autopubblicarsi (ma questa è un’altra storia da approfondire a parte).

Laurent Moreau - "Dopo" (Orecchio Acerbo, 2014)

Laurent Moreau – “Dopo” (Orecchio Acerbo, 2014)

Il consiglio è di guardarsi intorno e lavorare: l’illustrazione per l’infanzia può essere la ciliegina sulla torta di un percorso professionale, un modo dei tanti per guadagnare, ma non l’unico e non il principale (almeno inizialmente, poi che le cose vadano come devono andare). E non è nemmeno l’unico ambito in cui fare illustrazione seria, artistica, bella.
Ci si può esprimere in molti altri settori: fare poster (istituzioni, teatri, festival, locali), fare copertine (progettarle o solo disegnarle), illustrare per aziende, periodici, agenzie di comunicazione, privati, scuole, enti, gelatai, sportivi, toilette per cani.
E poi fare mostre, autoprodursi, collaborare, condividere. E imparare qualcosa di più ogni settimana.

Ci ho scritto tutto un libro su come dovrebbe essere questo mestiere: ho definito l’illustrazione “l’immaginario per professione” proprio perché credo che debba essere una professione e come tale vada trattata, cercando di guadagnare abbastanza per vivere e poi sempre di più: soprattutto cercando di svolgerla per tutto l’anno e per tanti clienti e progetti diversi, invece che soltanto il tempo necessario per la preparazione dei prototipi dei libri che si presenteranno alla Fiera, sperando in una pubblicazione che potrebbe non arrivare mai.

Da professionista non mi sembra intelligente investire tante energie e tanto tempo per una nicchia piccolissima che poi pagherà pochissimo o addirittura non ci prenderà in considerazione! Questo è giocare alla lotteria, non è costruirsi una professione.

La Fiera di Bologna è un cane che si è morso la coda?

La Fiera di Bologna è un cane che si è morso la coda?

Infine, gli illustratori devono uscire dalle fiere e saper invadere gli spazi, le strade, i giornali. Qualcosa si sta muovendo, sediovuole! In Italia si nota un miglioramento della cultura visiva che fa apprezzare un tipo di illustrazione più complessa e questo miglioramento lo si deve anche alla crescita esponenziale del libro illustrato per l’infanzia, diventato un libro fatto ad arte che piace a tutte le fasce d’età. E lo si deve tantissimo al lavoro svolto proprio dalla Fiera di Bologna nel valorizzare l’illustrazione di qualità.
Certo, a ben vedere la Fiera è anche un cane che si è morso la coda: ha fatto crescere gli illustratori, ma ha creato molte, troppe!, aspettative su di un settore piccolo e incapace di sopportare tutta questa pressione.

Adesso sta agli illustratori dimostrarsi abili nel capire il mercato e iniziare a intravedere tutte quelle opportunità che il mondo offre.
Sono convinto che l’illustrazione abbia un potere immenso.
E che gli illustratori ce la faranno se avranno l’approccio giusto.

Alcune fonti: i dati che ho citato (sempre approssimati) sono stati presi tra gli altri da il rapporto AIE su L’editoria per ragazzi 2014, il Focus sull’editoria per ragazzi di NanniMagazine-AIE, il consuntivo della Fiera che si trova in rete.
* nessuno si offenda, io stesso sono un esempio di emergente anzianotto, nel senso che emergo galleggiando e che, insomma, professionalmente non sono più di primo pelo…

PS. sto organizzando due workshop nel mese di maggio.
Uno di 3 giorni tenuto da Gianni De Conno, nei giorni 16-17-18 maggio, come Alkemia Books in concomitanza dell’uscita del libro su di lui;
un altro di un solo giorno, probabilmente venerdi 23 maggio, tenuto da me e intitolato: “Costruisci il tuo pubblico!” adatto a tutti i creativi, dove si parlerà di tecniche e strategie di personal branding, presenza on-line, gestione dei social media per promuovere meglio il proprio lavoro e far crescere la propria professione.
Entrambi si terranno a Faenza.
La prossima settimana ne saprò di più e li promuoverò qua su Zuppagrafica e su Facebook, ma per chi volesse maggiori informazioni può scrivermi a zuppagrafica@gmail.com

 

 


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