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Le farfalle immaginarie dei Talk Talk


 

L’illustrazione ha sempre trovato nella musica ottimi committenti che ne intuiscono la capacità di rendere iconiche e uniche le copertine dei dischi. La storia della musica è piena di splendidi esempi in questo senso.

Ci sono state opere d’arte che non avrebbero avuto senso se non fossero apparse sulla copertina di un disco: una su tutte la bocca spalancata che urla la propria schizofrenia ne “In the court of the crimson king”, dipinta dallo sconosciuto e sfortunato Barry Godber (morirà giovanissimo un anno dopo l’uscita del disco dei King Crimson).
Negli anni Ottanta, in pieno delirio glamour-edonistico, in piena epoca Duran Duran, in piena epoca capelli phonati alla Modern Talking e falsetti improbabili alla Europe, uno dei gruppi più famosi al mondo erano i Talk Talk. Avevano sfondato con il singolo “It’s my life”, un tormentone post-new wave, e poi con la strana “Such a Shame”, raggiungendo a metà del decennio il loro massimo successo con l’album “Colour of Spring”, di cui vendettero qualche milione di copie in giro per il mondo.

La copertina del disco “The Colour of Spring”

La loro storia è una delle più emblematiche nel mondo del pop britannico: partiti come una pop-band da classifica, hanno reso sempre più personale la loro musica fino a renderla talmente sperimentale da non vendere più (eufemismo: sempre più di qualsiasi gruppo italiano). Il percorso artistico del gruppo era influenzato dalla carismatica presenza del cantante Mark Hollis, autore di liriche stranianti cantate con una particolarissima voce nasale; raggiunto l’apice del successo, decisero di smettere di fare concerti e sfornarono due album, uno più sperimentale dell’altro, che ne decretarono la fine (rottura del contratto discografico e scarse vendite), diventando uno dei più clamorosi casi al mondo di evaporazione di una rock-band.

Qui potete vedere il video di I Believe in you

La copertina del disco EP “Missing Pieces”

La loro musica si era trasformata da un incalzante pop, ben suonato e con arrangiamenti originali, in una evanescente miscela di jazz, improvvisazione, ambient, silenzi, sussurri, fornendo, inconsapevolmente, il primo esempio di musica post-rock. Nel decennio successivo infatti si dichiareranno influenzati dai Talk Talk gruppi come Radiohead e Sigur Ros, giusto a rimarcare la bontà della loro musica.
Eppure c’è una cosa che non è mai cambiata durante la parabola dei Talk Talk (discendente dal punto di vista commerciale, ma ascendente da quello artistico): gli artwork delle loro copertine, che testimoniano uno dei più luminosi esempi di immagine coordinata rock che si conosca.
Come sempre, tutto iniziò per caso, quando la EMI commissionò la copertina dell’album “The party’s over” e dei due singoli estratti all’artista-designer James Marsh, giovane ma già apprezzato in Gran Bretagna grazie ad illustrazioni per lavori pubblicitari di clienti molto importanti.
L’artista creò una copertina dal vago sapore surrealista, con uno stile pittorico impeccabile, preciso e straniante, riuscendo nell’intento di rendere la copertina così iconica, da essere molto più importante del suo contenuto (un synth-pop in cui la vena creativa dei Talk Talk è ancora acerba).

Negli album successivi l’artista riuscirà ad imprimere il suo stile inconfondibile ai dischi del gruppo, creando artwork basati su farfalle ed uccelli immaginari, coloratissimi, ma in pose statiche come se fossero parte di una enciclopedia dell’Ottocento. La grafica di contorno si manterrà minimale, il carattere usato per i titoli sarà sempre lo stesso e questo renderà il packaging degli LP un marchio ben riconoscibile per qualsiasi fan, aumentandone il coinvolgimento emotivo: quando compravi un loro disco entravi in un mondo, la cui porta di ingresso erano visioni coloratissime pieni di uccelli esotici o di fantasiose farfalle, come sospesi in paesaggi desolati o posati su alberi stilizzati e spogli. Per gli ultimi due dischi, i più sperimentali, la fusione tra forma e contenuto raggiungerà la perfezione e le farfalle immaginarie saranno i perfetti messaggeri di quel tipo di musica così particolare.

La copertina del disco “Laughing Stock”

Nel 2012 James Marsh ha contribuito al progetto “Spirit of Talk Talk” un libro molto interessante e ben curato sull’epopea dei Talk Talk, che riporta il processo creativo di molti degli artwork realizzati per il gruppo.

Questo è il sito dell’artista, piuttosto scarno www.jamesmarsh.com/, meglio il suo profilo Behance con una pagina dedicata ai lavori per i Talk Talk o meglio ancora farsi una ricerca con Google per gustarsi molte delle sue opere.

Qui il video di Ascension Day, tratto dall’ultimo album Laughing Stock

A seguire una galleria di altre copertine realizzate per i Talk Talk.

 

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