Lasciare che l’Entropia guidi il flusso di lavoro


Può un freelance organizzare il proprio tempo senza frustrazioni? L’importanza dell’autogratificazione e della flessibilità, ovvero il mio modello di gestione del tempo, molto personale, eppure produttivo.

Lavoro come freelance da 10 anni e ho letto decine di articoli su come organizzare meglio il mio lavoro e le mie giornate. Ho trovato molti consigli interessanti e ho applicato alcune metodologie che trovavo adatte al mio comportamento, crescendo in quanto a produttività e gratificazione.

In decine di interviste, freelance e creativi famosi e non, dicono che la loro giornata è rigorosamente scandita: dalle 8 alle 9 rispondono alle mail, dalle 10 alle 11 contattano nuovi clienti, nel primo pomeriggio si dedicano al pensiero creativo, etc.

Non ci ho mai creduto per un solo istante!, perché lavorando ho capito alcune cose sul lavoro di freelance (o di professionista indipendente): ci sono variabili che non possiamo controllare e che facendo saltare il nostro programma possono creare frustrazione (un esempio sono i clienti che chiamano ad ogni ora del giorno).

Magari ogni tanto capitano delle giornate ideali in cui ci sentiamo completamente padroni del nostro tempo, ma generalmente ci accadono molti imprevisti e poi ci sono scadenze, commissioni, incontri, telefonate ecc.

Con il tempo ho capito che non mi sarei mai potuto adattare a stare in una gabbia rigida.

Ho provato a dedicare il lunedi mattina ai miei progetti personali, il martedi al contatto con i clienti, il mercoledi alla scrittura di contenuti per i miei blog, ecc, ma ogni volta succedeva qualcosa che faceva saltare il tutto. Mi sono ritenuto allora incapace di dare un ordine al mio lavoro e frustrato perché  credevo che così non sarei cresciuto come professionista: d’altronde le decine di articoli che avevo letto dicevano che schedulare la propria attività era la cosa da fare per migliorare.

Poi, pian piano, ho cambiato approccio e ho visualizzato la mia settimana lavorativa come un flusso di eventi, alcuni programmabili ed altri no: in alcuni casi ero padrone del mio tempo, in altri dovevo seguirne lo scorrere ed ero padrone solo del timone: come guidando una barca nel fiume dovevo stare attento a non sbattere sulle sponde, evitare i sassi affioranti e cose del genere. E così facendo potevo concentrarmi sul viaggio e godermelo, senza dover prevedere dove mi avrebbe portato. In conclusione, senza crearmi nessuna aspettativa e concentrandomi solo sul fatto di guidare bene la barca (e di non cadere in acqua!).

Quindi ho cercato di capire quali parti di questo modello fluviale del mio flusso di lavoro potessero essere programmabili o almeno prevedibili. Cose del tipo: scrivere una mail ad un potenziale cliente al mattino o dopopranzo, mai oltre l’orario di lavoro, mai il venerdi pomeriggio o il lunedi (giorno che molte aziende dedicano alle riunioni interne), controllare email e gestire i social network (anche grazie a strumenti di programmazione dei contenuti) ad inizio giornata, dedicare un giorno al mese alle fatture.

Infine mi sono dato degli ordini. Cose che devo fare assolutamente nell’arco della settimana.

Del tipo:

  • passare del tempo lontano dal computer, a buttar giù idee con penna e un blocco per gli schizzi;
  • avere degli incontri di lavoro: al bar, in studio, su skype;
  • portare a termine un lavoro parallelo per ogni settimana;
  • scrivere almeno 3 cose (post per il mio blog, pezzi di ebook, idee promozionali);
  • pensare a nuove illustrazioni;
  • fare almeno una cosa tangibile, utile al mio Personal Brand.

Strutturando il mio tempo lavorativo su di una settimana mi sento più libero e meno frustrato, riesco ad avere abbastanza elasticità per spostare i miei obbiettivi secondari e lasciar spazio alle impreviste nuove scadenze (dal fare un preventivo alla chiamata per un nuovo lavoro).

L’unico dovere giornaliero che cerco di rispettare è quella di eseguire un lavoro-progetto-azione compiuto che alla sera mi faccia sentire soddisfatto della mia giornata lavorativa. Raggiungere un traguardo ogni giorno, qualcosa di cui sentirsi appagato: scrivere un bell’articolo, avere una bella conversazione di lavoro, ricevere un pagamento, farsi accettare un preventivo, consegnare dei bozzetti, terminare un lavoro, avere una nuova idea da sviluppare, terminare un’illustrazione, mettere in ordine, effettuare dei pagamenti che rimandavo.

Quando all’interno del mio contesto lavorativo non trovo niente di appagante, mi ricordo di essere il padrone di me stesso e faccio qualcosa di diverso, in un orario nel quale tutti lavorano: passeggio, vado in un museo, vado al mercato della frutta, mi leggo un libro, gioco con la mia bambina o qualsiasi altra cosa che mi faccia sentire appagato per essere stato padrone del mio tempo.

So che il mio modello non è rigido e può sembrare troppo autoindulgente, so che non è applicabile da tutti e che non stabilisce regole come piace ai marketer più intransigenti, ma quel che so è che per me funziona e soprattutto so che la cosa che funziona veramente per tutti è quella di sapere, a fine giornata o a fine settimana, di aver fatto qualcosa di utile, di buono, a volte di, addirittura, memorabile: questo ci gratifica e ci dà la motivazione per andare avanti.

E annienta la frustrazione.

Accettate l’entropia come una componente fondamentale della vostra organizzazione: migliorerà la vostra vita!

Fatemi sapere cosa ne pensate di questo mio modello fluido per la gestione del tempo e pensate a quali sono le cose che vi gratificano nella vostra settimana lavorativa.

 

 


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