Gli illustratori per bambini (Bologna Children’s Bookfair 2016)


Gli illustratori per bambini (Bologna Children’s Bookfair 2016)

 

Quando siamo bambini passiamo un sacco di tempo a disegnare e dipingere, anche due ore al giorno.
Poi man mano che cresciamo quel tempo si riduce e le mani divengono più pulite, il colore non si incrosta più sotto le unghie, i vestiti non hanno più schizzi di vernice.
A trent’anni solo gli illustratori e i pittori disegnano almeno due ore al giorno, forse anche gli architetti e i grafici e pochi altri.

Da bambini ci alleniamo come dei professionisti nel disegno, poi subentrano i giudizi, la frustrazione e finendo col pensare di non essere bravi, smettiamo di disegnare. Solo gli illustratori e i pittori continuano.

 

Parafrasando De Andrè quando citava Benedetto Croce “fino a diciotto anni tutti scrivono poesie e, da quest’età in poi, ci sono due categorie di persone che continuano a scrivere: i poeti e i cretini”, si potrebbe dire che a disegnare restano i professionisti e quelli rimasti bambini.
Eppure disegnare è un bisogno primario: ci serve per trasformare i pensieri in materia visibile, per far apparire le incognite forme che raccogliamo nella nostra mente da un oltre che non sappiamo individuare (la pancia, il cuore, l’etere, l’inconscio, il divino?).

[ctt template=”6″ link=”bce3f” via=”yes” ]”È la più profonda tra le attività, quella del disegno, e la più impegnativa” J. Berger @bonaccorsiart SHIVU[/ctt]

Mi sono messo a riflettere sul mestiere di illustratore per bambini leggendo un bell’articolo su Doppiozero pieno di spunti interessanti, scritto da Giovanna Zoboli (fondatrice di Topipittori), in cui si parla dell’importanza dei libri per bambini.  Nell’articolo si parla di come la fiera di Bologna non riesca ad avere nei media e nel mondo culturale italiano la risonanza che meriterebbe, considerando che è “l’unico evento del mondo editoriale italiano realmente internazionale”.

E questo ha una ricaduta su tutto l’indotto dell’editoria per l’infanzia, ilustratori compresi.

È un fenomeno strano, perché negli ultimi anni di crisi del libro il settore dell’infanzia è uno dei pochi in crescita (+ 7,9%), eppure dal punto di vista culturale viene liquidato – almeno in Italia – come fenomeno secondario. Quindi non considerando che l’editoria per ragazzi (o infanzia che dir si voglia) ha creato alcuni dei titoli più venduti al mondo dopo la Bibbia: Pinocchio, il Piccolo Principe, Harry Potter solo per citarne tre.
Addirittura sembra incredibile che l’Italia ignori la fiera e ciò che rappresenta, dato che, come si dice nel suddetto articolo di Giovanna Zoboli, ogni anno a Bologna “si decide davvero cosa leggeranno i bambini e i ragazzi di tutto il mondo nei 12 mesi che seguono”.

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PEDAGOGIA E PROPAGANDA COMMERCIALE

 

Negli ultimi 10 anni c’è stata una moltiplicazione di fenomeni editoriali figli del cinema e delle serie televisive: si può citare l’esempio Peppa Pig, che vende migliaia di copie di libricini tratti dai cartoni televisivi, oppure guardare al successo del film Frozen della Walt Disney o alla invasione di merchandising legata all’uscita di ogni nuovo film di animazione.

 

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Non è una novità. Il mondo della pubblicità si è accorto già da tempo dei bambini: con la loro voce suadente, le sirene del marketing più bieco creano nuovi e inutili bisogni nei bambini di oggi. Sin dall’età prescolare i nostri figli si abituano a quella che sarà la loro dimensione di adulti, cioè quella di consumatori. E questo succede in un periodo storico in cui molti adulti sembrano prendere consapevolezza e acquistano in modo meno compulsivo. Ma quando si è di fronte ai pianti di un bambino,  è facile farsi letteralmente fregare (non dai bambini, ma dalle pubblicità).
Sentite come la pensa Noam Chomsky – uno degli intellettuali più controcorrente e anti-imperialisti che gli Stati Uniti abbiano al giorno d’oggi – su questo fatto della pubblicità ai bambini (sì, lo so, l’intervistatore assomiglia a Fabio Volo…  perché è Fabio Volo).

 

 

Se vuoi saperne di più sulla Children’s Bookfair di quest’anno, leggi la guida di SHIVU per illustratori e curiosi, con gli appuntamenti imperdibili di questa edizione.
Se vuoi saperne di più sull’illustrazione e sul suo potere, puoi acquistare il mio libro “Illustrazione- L’immaginario per professione”


 

AGGIORNAMENTO DI VENERDI 8 APRILE: “Le cose che si imparano in Fiera”, un resoconto illustrato, una mini graphic-novel in cui si raccontano le impressioni di un giorno al cospetto della Grande Madre Fiera.

 

    • LU UL
      molto interessante!


        • AlessandroBonaccorsi
          grazie Lu Ul.


    • LU UL
      complimenti davvero..ce ne fossero di questi bei pensieri e begli articoli che elevano la lettura … io sono illustratrice e sai quante volte mi chiedono.. : che lavoro fai? e io: illustro libri per ragazzi.. e loro: ah belloo (con espressione con sorrisino), ma il tuo vero lavoro quale è?
      Ho sempre pensato anche io che questo mio lavoro debba essere una sorta di educazione alla ribellione per i giovani lettori , ma non solo


        • AlessandroBonaccorsi
          è proprio così, si ha un impatto sulle persone con questo lavoro che è pubblico: sta a noi scegliere quale possa essere l’impatto che vogliamo avere.
          Grazie per i commenti

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